Storie di cucina: Sua Maestà il “carciofo”

Il Carciofo è un indiscusso protagonista delle storie di cucina e della tavola degli italiani, in special modo a Roma dove trionfa in piatti iconici della tavola capitolina.

Ci riferiamo soprattutto ai Carciofi “alla Romana” o “alla Giudia”. Molti tendono a confondere le due ricette, ma chiariamo qui ogni incertezza. I primi vengono cotti in pentola, mentre i secondi sono una deliziosa preparazione per assaporare il carciofo fritto.

Carciofo. Carciofi romaneschi
In ogni ricetta con il carciofo le foglie più esterne, pur bellissime, sono le prime a essere eliminate.

Altro piatto tipicamente romano della stagione primaverile è la “Pasta con i carciofi”. Qui i carciofi, tagliati a fettine sottili o a spicchi, vengono valorizzati da pecorino, mentuccia, aglio e olio evo.

Il carciofo è un prodotto che gode grande fama e successo anche nel territorio laziale dove svetta la Mammola o Cimarolo romanesco con marchio IGP. Coltivato soprattutto sul litorale laziale e in particolare a LadispoliCerveteriSanta MarinellaTarquinia e Tolfa.

Notevole anche la tradizione dei Castelli Romani, e in particolare della zona di Velletri, dei “Carciofi alla Matticella”. Una preparazione particolare con una leggenda originaria che unisce amore, gusto e prodotti della terra.

Carciofo. Carciofi alla Romana
Nei Carciofi alla Romana la morbidezza della cottura fa risaltare in bocca il gusto del ripieno

Eccoci in primavera nella piena stagione del carciofo, uno dei più apprezzati ortaggi tipicamente mediterranei

Ma da dove viene questa delizia della cucina romana? Il suo nome scientifico è Cynara scolymus. La leggenda racconta che Cynara era una ninfa bellissima e con capelli color cenere. E ancora pelle rosata e affascinanti occhi verdi con delicatissime sfumature viola.

La ninfa di animo buono era però molto orgogliosa e volubile. Tanto che nel momento in cui fu corteggiata da Zeus questa lo rifiutò. Il Re degli Dei insistette a lungo ma, sempre respinto. alla fine si adirò. E trasformò la bellissima ninfa in un attraente vegetale dal colore verde con sfumature viola come i suoi occhi. Spinoso e rigido all’esterno ma con un cuore tenero e dolce come l’animo di Cynara.

Carciofo. Un primo piano di carciofo alla Giudia
Nel Carciofo alla Giudia l'aspetto fa già pregustare la croccantezza delle foglie

Ma passiamo dalle leggende alla storia del carciofo

Le origini della piana sono mediorientali ed era conosciuto dagli antichi Egizi (nella varietà più piccola, dura e spinosa, il “cardo selvatico”) per le proprietà diuretiche, rinfrescanti e medicinali (come ad esempio per la cura dei disturbi del fegato). Gli Egizi e i Greci considerano un “dono del sole”.

Il suo arrivo in Italia si deve agli Etruschi, come testimoniano numerose rappresentazioni delle foglie del cardo su capitelli e bassorilievi.

Gli Antichi Romani cercarono di migliorare, con opportuni incroci, il piccolo cardo selvatico in una pianta con il cuore più tenero e carnoso e la coltivazione si espanse principalmente in Sicilia come anche a Cartagine e in Iberia. 

Apicio, famoso cuoco romano del I sec. a.C., cucinava i cardi con garum, olio, uova sode a pezzi, o anche con un pesto di ruta, menta, coriandolo, finocchio, pepe, ligustico, miele o lessati e poi conditi con pepe, cumino, garum e olio.

Ecco che il cardo diventa più grande e carnoso grazie, sembra, al lavoro dei giardinieri andalusi, arrivati in Sicilia con gli arabo-iberici nel XIV secolo e diventa carciofo, dall’arabo kharshaf “spina della terra”,  e da cui deriva lo spagnolo alcachofa e il sardo iscaltzofa.

Carciofo. Un gruppo di carciofi
I carciofi evocano un liquore, di moda tanti anni fa, che ora sta ritornando in auge

Un passaggio importante del carciofo nel Rinascimento

Nel rinascimento il carciofo inizia ad apparire nei trattati di medicina e di gastronomia, si diffonde nelle corti italiane e nella corte francese. Grazie a Caterina de’ Medici che ne era ghiottissima. Vari umanisti, cronisti e storici lo citano nei loro testi nei secoli a venire, fino ad arrivare a Alexandre Dumas padre(autore de I Tre Moschettieri). Il quale scrive un maestoso trattato di gastronomia, pubblicato postumo nel 1869 (Grand dictionnaire de cuisine). “Un tempo questa pianta cresceva solo in Italia. Oggi i nostri giardinieri l’hanno fatta acclimatare e anche in Francia si producono carciofi…”.

Una curiosità: a Castroville in California, città già nota dalla prima metà del ‘900 per la produzione di carciofi, si tiene il Castroville Artichoke Food & Wine Festival. Nel 1947, durante la prima edizione della manifestazione, fu eletta reginetta di bellezza “Queen of Artichoke” la giovane e all’epoca sconosciuta Marilyn Monroe.

Il nostro Chef vi propone 2 gustose ricette con protagonista sua maestà il Carciofo.

Carciofo. Un carciofo diviso a metà
In fondo all'apertura del carciofo si intravede la peluria che va rimossa prima della cottura

Paccheri con pesto alla menta, carciofi, seppie e scaglie di pecorino  

Ingredienti (per 4 persone)
Paccheri 500gr
Menta 30gr
Pinoli 120gr
2 Seppie
5 Carciofi medi
Fumetto di pesce
Pecorino q.b.
1 spicchio d’aglio
1 cipolla
200 cl vino bianco
Olio EVO
Sale q.b.
Pepe nero q.b.

Procedimento
Preparate il pesto mettendo la menta, i pinoli, pizzico di sale, pepe nero, nel mixer e frullare il tutto aggiungendo olio extravergine. Mondate la cipolla e l’aglio e fate rosolare con olio extravergine, aggiungete le seppie tagliate grossolanamente. Sfumate con il vino e cuocere con coperchio a fuoco basso per 20/25 minuti e ogni tanto allungate con il fumetto di pesce. Pulite e tagliare a spicchi i carciofi.
Quando siete a metà cottura delle seppie, aggiungete i carciofi, e cuocete per altri 20 minuti circa.
Scolate la pasta che nel frattempo avrete cotto, mantecatela con le seppie e i carciofi e una volta legata aggiungete il pesto alla menta e finite la mantecatura.
Impiattate e aggiungete le scaglie di pecorino.
Guarnite con foglioline di erbe aromatiche.

Filetto di spigola rosolato con sugo di carciofi e spicchi di carciofi fritti

Ingredienti (per 4 persone)
Spigola Kg 1
Carciofi medi n.5
Scalogni gr 60
Pancetta di maiale fresca gr 100
Coscia di pollo n 1
Burro gr 60
Vino bianco gr 200
Pepe in grani
Olio extra vergine d’oliva
Sale q.b.

Procedimento
Spurgate bene la testa di spigola privata degli occhi e tagliata in piccoli pezzi.
Rosolate nell’olio molto caldo. Togliete la testa e rosolate il pollo e la pancetta di maiale. Aggiungete gli scalogni affettati, tre carciofi che avrete pulito e fatto a spicchi, il burro. Deglassate con il vino bianco. Coprite a filo con il brodo di pollo (che avrete preparato precedentemente). Aggiungete una garza con i grani di pepe e coriandolo. Cuocete per 45 minuti a fuoco lento. Filtrate la salsa. Togliete il carciofo e frullarlo.
Pulite e tagliate a spicchi i restanti i carciofi e friggete a 140 °C in olio di arachidi.
Filettate il branzino e rosolate in padella con un filo di olio.
Sistemate in una pirofila con un po’ di sugo di carciofi. Terminate la cottura in forno per 5 minuti a 220°c.
Unitelo alla salsa. Servite le scaloppe di spigola con il sugo e i carciofi fritti.
Guarnite con foglioline di erbe aromatiche.

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A cura de il NETWORK | testo e foto Ezio Bocci

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