1a parte – Il linguaggio dei fiori per scrivere la poesia del matrimonio
Simboli estremi di romanticismo, il linguaggio dei fiori li rende messaggeri di profondi significati. Nei matrimoni i fiori sono presenti in varie forme: dagli allestimenti della chiesa, o del luogo del rito civile, e della location del ricevimento. Passando alle persone i fiori possono trovarsi anche sull’abito e nell’acconciatura della sposa ed eventualmente all’occhiello della giacca dello sposo e, immancabilmente, al bouquet da lanciare verso la fine del pranzo nuziale. Il linguaggio dei fiori dice che quello più associato alle nozze è la zagara, il fiore dell’arancio e di altri agrumi. Varie leggende si contendono l’origine di questa associazione; ne raccontiamo le tre più note.
Origini leggendarie
La prima risiede nella mitologia greca e narra di un’isola paradisiaca nella quale vi era un giardino con un albero dal frutto meraviglioso custodito da giovani fanciulle figlie di Atlante e della Notte. Tale albero era appunto l’arancio, dono della dea Terra a Zeus per le sue nozze e per questo i suoi fiori divennero simbolo beneaugurale delle nozze.
La seconda leggenda racconta di un imprecisato re spagnolo, innamorato di una giovane donna che non poteva sposare per differenza di censo. Ella donò al sovrano un albero dai frutti gustosi che fu piantato nel cortile della reggia e lì gelosamente custodito. Un ambasciatore straniero chiese al re un ramo fiorito; ottenuto un rifiuto, corruppe il giardiniere con 50 monete d’oro. Scoperto il fatto il re pensò di punire l’anziano suddito, fino ad allora fedelissimo, ma quando questi svelò il motivo dell’atto fu perdonato. I soldi sarebbero serviti per il sogno d’amore della figlia che non si era ancora potuta sposare, date le condizioni economiche, con l’amatissimo fidanzato. Il re, privato della sua felicità, contribuì in questo modo a quella dei giovani sposi. Il linguaggio dei fiori attribuì così il significato di felicità alla zagara.
Infine, l’ultima leggenda ha il profumo della storia: quella dei saraceni che sarebbero stati i primi ad ornare le spose con questo fiore e che tale uso sia giunto a noi dai tempi delle Crociate.
Dalla leggenda alla realtà
In effetti l’etimologia della zagara, termine derivante dal siciliano, ha origine in due parole arabe: “zahr”, il fiore, e “zahara” che significa splendere e sfavillare di bianco. Il linguaggio dei fiori attribuisce candore, gioventù, verginità, purezza e profumo a fiori d’arancio, usati anche in pasticceria e nella cosmetica. Al punto tale che l’espressione “fiori d’arancio” è sinonimo esso stesso del matrimonio. Come sappiamo, poeti, scrittori, pittori e cantanti hanno mantenuto viva nei secoli la poesia del matrimonio con questa semplice meraviglia della natura.